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AKT. 1
Un misterioso personaggio pronuncia una misteriosa frase in un luogo misterioso... cercando di evocare qualcosa (o magari qualcuno) tramite uno strano oggetto del quale sembra rompere il sigillo. Toramizu Ginta è il più sfigato dei ragazzini. E' un quattordicenne debole, gracilino, con la testa sempre fra le nuvole e anche miope! I suoi compagni di scuola lo prendono sempre in giro perchè afferma di credere nell'esistenza di un mondo dove gli animali e le pietre parlano, gli alberi verdi arrivano sino in cielo e gli abitanti sono creature fantastiche, fate comprese. Tutti lo considerano un idiota, anche perchè affermava di aver sognato quel mondo meraviglioso, chiamato da lui Märchen, per 102 volte, e tutte quante le volte, la solfa era la solita, quindi ciò che vedeva doveva per forza essere vero! Per sua sfortuna, nessuno, mamma compresa, era disposto a credergli, solo la dolce compagna di classe ed amica d'infanzia Koyuki, faceva eccezione ed appoggiava il tenero biondino. Una volta a casa, Ginta parlava alla madre dei sogni fatti, ricevendo però una sonora batosta, poichè la donna, pur essendo una scrittrice di racconti fantastici, basati su questo mondo meraviglioso, non credeva ad una sola parola di ciò che scriveva, lo faceva solo perchè non aveva altro modo per mantenere il figlio, che aveva bisogno persino degli occhiali. Ginta rifletteva in camera sua... lui credeva davvero che questo mondo esistesse, ma fino a quando avrebbe potuto farlo? Due anni dopo sarebbe passato alla scuola superiore, poi all'università, poi si sarebbe sposato ed avrebbe lavorato... ma il suo sogno sarebbe morto insieme alla sua infanzia? Il ragazzo era triste e perplesso, aveva forse il complesso di Peter Pan? Sorridendo allegramente e pensando alla sua Wendy personale (ossia Koyuki), Ginta stringeva la cioccolata e trovava il coraggio di continuare a credere in quel sogno, quando ad un tratto intravide una figura scura e si ritrovò nel buio, senza capire cosa fosse successo. L'indomani ovviamente, avrebbe voluto raccontare la sua esperienza, e anche il sogno della notte precendente, che guardacaso era stato su Märchen; però non lo fece e si trannenne. A che scopo rendersi ancora più ridicoli di come si ì considerati? Proprio quando stava per lasciarsi sopraffare dallo sconforto, dietro di se apparve Koyuki, che gli chiese con tono interessato, se anche quella notte aveva sognato Märchen, arrivando così alla 103sima volta.
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